Mirko Paolinelli Vitali

Gennaio 2006

Nel mondo dello sport uno dei fenomeni più diffusi e meno conosciuti è il “Drop-out” degli atleti, sia in età giovanile, sia in età adulta.

Introduzione

Nel mondo dello sport uno dei fenomeni più diffusi e meno conosciuti è il “Drop-out” degli atleti, sia in età giovanile quando gli atleti abbandonano precocemente la loro attività sportiva, sia in età adulta quando gli atleti hanno raggiunto un livello medio alto nella loro attività agonistica. Questo fenomeno in maniera forse più accentuata ma non molto pubblicizzato accade anche nel mondo arbitrale, e in questi ultimi anni in maniera consistente per quanto riguarda gli arbitri di pallacanestro. Quali sono le cause e le motivazioni che portano a questa decisione (se di decisione si tratta) e all’abbandono? Per poter avere una visione d’insieme abbastanza esaustiva dobbiamo analizzare quali siano le caratteristiche atletiche e gli skills mentali necessarie per svolgere questo ruolo in maniera agonistica.

Una volta focalizzate le caratteristiche principali che un arbitro di Pallacanestro deve possedere, il lavoro che lo Psicologo dello Sport può fare in collaborazione con il CIA (Comitato Italiano Arbitri, settore tecnico della F.I.P. Federazione Italiana Pallacanestro) e in particolar modo insieme all’Istruttore Arbitri, è quello di valutare bene le motivazioni di chi intraprende per la prima volta il ruolo di arbitro o di chi già arbitra da alcuni anni, capire alcuni tratti caratteriali dei soggetti in questione, lavorare sui loro punti di forza e cercando di correggere i punti deboli, inserendo un buon programma di “preparazione mentale”, in maniera tale da incrementare in positivo l’approccio alle gare e quindi migliorare le proprie prestazioni eliminando così gli stimoli negativi che possono portare all’abbandono dell’attività.

Insieme a questo lavoro di “mental training” è però necessario svolgere un programma di “parent’s school” in concomitanza ad un lavoro di “responsabilizzazione ed educazione ai ruoli” rivolto alle società sportive, che spesso sono la causa principale con i loro comportamenti, dell’abbandono dei giovanissimi arbitri.

 

Caratteristiche dell’arbitro di pallacanestro

Chi è l’arbitro?

“Molti usano dire che gli arbitri sono un male necessario, ma coloro che vivono nello sport sanno quanto sia difficile l’opera di questi tecnici, che hanno moltissimi meriti e, ovviamente, dei difetti”. La persona che in campo rappresenta il regolamento di gioco è l’arbitro, ed è lui che si prende la responsabilità di salvaguardare lo spirito sportivo del gioco, di garantire il corretto susseguirsi degli eventi e di tendere quindi a far accettare serenamente le decisioni prese, a tutte le componenti coinvolte.” L’arbitro di pallacanestro necessita di grandi accorgimenti e risorse per migliorare la propria prestazione e per rispondere alle svariate difficoltà che il ruolo comporta. Al giorno d’oggi un arbitro deve essere a tutti gli effetti un buon “atleta” con ottime prestazioni fisiche, conoscere le dinamiche relazionali e comportamentali delle persone coinvolte in una gara di basket, siano essi giocatori, allenatori o addetti ai lavori.

Un ottimo arbitro si differenzia da uno bravo per la capacità di garantire i massimi livelli del proprio operato nel tempo con continuità e linearità. Proprio per mantenere questa caratteristica è necessario un costante allenamento ed un costruttivo “mettersi in discussione” in merito al lavoro svolto. Saper gestire la pressione di un pubblico inferocito, riuscire a mantenere la calma in un contesto assordante e a volte rischioso, trattare le persone in modo cordiale ma risoluto facendo applicare le regole per il corretto svolgimento della gara, è il compito che ogni arbitro deve garantire quando scende sul campo.

L’arbitro deve prendere decisioni importanti in tempi brevissimi, in frazioni di secondo, senza la possibilità di ripensamenti, sapendo che nessuno tra il pubblico farà il tifo per lui. Nonostante l’ostilità dell’ambiente, l’arbitro è innanzitutto un profondo “innamorato” della Pallacanestro, dato che senza questa passione non potrebbe affrontare condizioni così difficili e anche umilianti.

La prestazione arbitrale si può definire in modo semplicistico come:

Una sintesi attenta e precisa nell’applicare le regole del gioco

 Una preparazione atletica adeguata che sostenga e non comprometta durante la gara tali capacità di sintesi.

Sebbene per arbitrare sia necessaria la conoscenza di regolamenti tecnici, essere un “arbitro” a tutti gli effetti è ritenuta un’arte. E l’abilità mostrata su un campo di gara dipende in gran parte dalle qualità personali del soggetto. Studiosi americani hanno identificato le qualità necessarie di un arbitro, che vengono poi usate anche per la loro valutazione. Nonostante ci siano differenze nell’arbitrare uno sport o l’altro, sono state elencate le principali caratteristiche fondamentali di un arbitro che sono comune a tutti gli sport:

 Coerenza

 Rapporto (capacità relazionali, con collega e addetti ai lavori)

 Determinatezza

 Equilibrio

 Integrità (morale)

 Giudizio

 Fiducia in sé – Sicurezza

 Piacere nel proprio lavoro e Motivazione

Queste caratteristiche sono importanti per l’attività sportiva ma permettono prima di tutto di migliorare e crescere come persona. Sfidare se stessi ogni volta che si scende in campo è un ottimo sistema per combattere e vincere le proprie paure, si riceve rispetto dandolo per primi e ottenendo la fiducia delle persone coinvolte, si riconosce e si valorizzano le persone con cui interagiamo e si impara a superare i molteplici problemi che si possono incontrare nella vita. L’arbitro prima di tutto deve essere “professionale” e diventarlo sempre di più. Deve essere autorevole ma non autoritario per non inasprire i rapporti con i giocatori e allenatori e per far sì che le sue decisioni siano accettate senza problemi. Essi dovendo essere sempre pronti a prendere decisioni in pochissimo tempo, giudicando su quanto avviene nelle azioni di due squadre che si muovono velocemente in spazi ristretti sul campo, devono far sì che. queste decisioni vengano prese con atteggiamento risoluto dando sempre l’impressione di essere assolutamente certi di quello che è stato fischiato. L’arbitro deve essere gentile e cordiale ed avere come bagaglio tecnico ben consolidato queste conoscenze:

– Conoscenza delle regole: è importante che l’arbitro abbia un’iniziale, fondamentale conoscenza delle regole; deve conoscere il Regolamento Tecnico del Gioco e saperlo interpretare.

– Conoscenza del gioco: la conoscenza profonda delle situazioni tecniche di gioco porta l’arbitro al punto di consentirgli di “rendere istinto i propri ragionamenti”.

– Lettura della gara: l’arbitro deve imparare a riconoscere fin dalle primissime fasi di gioco il tipo di gara che le due squadre sono intenzionate ad impostare. Per lui ogni gara è diversa dall’altra. Fasi topiche: massima attenzione va rivolta a quelle fasi topiche della partita quando sta per decidersi qualcosa di molto importante: fasi d’inerzia che spaccano la gara, fasi finali che decidono il risultato. Il compito dell’Arbitro, in tali situazioni, è quello di rimanere consistente nel metro, senza lasciarsi trascinare in alcuna direzione dallo stato emotivo della gara.

– Collaborazione in campo: una conduzione corretta della gara richiede la completa e leale cooperazione dei componenti delle due squadre (giocatori, allenatori, aiuto-allenatori, dirigenti, etc.) con gli Arbitri, gli Ufficiali di campo, il Commissario.

 

Skills Mentali Specifici e Preparazione Mentale

Essendo l’arbitro costretto a fornire costantemente valutazioni, sulla base di analisi soggettive delle situazioni, istante per istante, elaborando programmi e scegliendo soluzioni ai problemi, risulta chiaro come esso sia continuamente condizionato ad utilizzare le proprie risorse mentali e cognitive oltre che garantire una prestazione fisica non indifferente. Se immaginiamo di entrare in un palazzetto dello sport mentre si sta per disputare una partita importante ci possiamo rendere conto come la tensione si alzi molto facilmente. Ecco che allora risultano fondamentali e necessari alcune abilità mentali che possono favorire il lavoro sul campo, dal momento dell’arrivo alla fine della gara. È richiesta serenità e fiducia in sé stessi. Devono essere aboliti i sentimenti di viltà e paura. Infatti il peggior errore che un arbitro può commettere è quello di avere paura delle proprie responsabilità. Se un arbitro non ha coraggio di ciò che fa non accettandone le conseguenze, non ha futuro! È anche vero che pure l’errore fa parte del suo lavoro. Una volta presa una decisione non ci devono essere pentimenti, se ha commesso uno sbaglio, l’arbitro si deve rammentare che fa parte del gioco e che nessuno è infallibile, proprio come possono sbagliare i giocatori nelle loro azioni di gioco, o gli allenatori a gestire la squadra. E una volta riconosciuto l’errore cercare di “non compensare” nel tentativo di risarcire la squadra che risulta essere stata danneggiata dalla decisione precedente. I giocatori e soprattutto gli allenatori delle squadre si aspettano una direzione di gara omogenea, che giudichi gli stessi episodi con identico criterio dal primo fino all’ultimo minuto di gioco, senza stravolgere senza motivo il metro di valutazione arbitrale. Quindi uno dei primi skills mentali di un arbitro insieme alla “Motivazione” è proprio la “Self Confidence”, imparare a conoscere le proprie paure: paura di fallire, paura di essere criticato, paura di sentirsi inadeguato, che sono stati d’animo che un direttore di gara sperimenta diverse volte nelle sue gare, non ignorarle ma superarle con gli strumenti più adeguati. Ecco che si presentano altri skills importanti come l’attenzione-concentrazione, la regolazione dell’attivazione.

 

Preparazione Mentale

Sapere rilassarsi, portare le mente a pensieri positivi e stimolanti, non fissarsi per un errore commesso, possono essere alcuni mezzi molto utili per vincere qualsiasi sfida agonistica. Inoltre la sfida che un arbitro deve superare non è quella personale contro un giocatore o contro un allenatore, ma quella ben più importante contro se stesso, per cercare di superare i propri limiti formandosi come uomo e poi come sportivo. Come sostiene Paul Deshaies, psicologo dello Sport, ex arbitro FIBA e docente all’università di Sherbrooke, al giorno d’oggi l’addestramento di base degli arbitrii di pallacanestro si concentra solamente sulle regole tecniche del gioco e sulla meccanica da eseguire in campo. E’ ovvio che questi siano i due ingredienti principali necessari sia per conoscere cosa i giocatori possano e non possano fare sul terreno di gioco e sia per sapere dove è meglio posizionarsi in campo per osservare il gioco per ed intervenire nella rilevazione di infrazioni. Sia la conoscenza del gioco della pallacanestro e delle regole tecniche, sia l’automatizzazione della meccanica arbitrale richiedono studio: lettura, ascolto, osservazione, discussioni, visione gare, esercitazioni pratiche, confronto con i colleghi e lezioni dagli istruttori. Questo apprendimento richiede tempo. Tuttavia, gli arbitri che si limitano alla conoscenza delle regole scritte e della meccanica, possono essere paragonati a quei giocatori che imparano soltanto il movimento tecnico come: passare, palleggiare e tirare senza avere idea di come finalizzare questi movimenti all’interno del gioco. Infatti già da tempo è stato appurato che per essere dei grandi atleti non basta possedere solo le qualità fisico-atletiche, ma c’è bisogno anche di possedere buone abilità mentali che consentono anche di sopportare carichi di lavoro eccessivi in qualsiasi circostanza.

Per diventare grandi, gli arbitri devono sviluppare le abilità mentali che permetteranno loro di prendere le migliori decisioni, per ottenere un’ottima performance in gara, per relazionarsi adeguatamente con i partecipanti all’evento sportivo ed evitare gli errori che possono danneggiare il gioco e distruggere rapidamente la loro credibilità. La preparazione convenzionale degli arbitri difetta moltissimo per quanto riguarda l’aspetto di preparazione mentale, anche perché spesso viene fatto l’errore di credere che le persone che si affacciano all’attività arbitrale, siano già dotate delle caratteristiche mentali necessarie, mentre spesso purtroppo ne sono sprovvisti. Le abilità mentali non sono innate e possono essere imparate, educate e devono essere continuamente allenate.

La “Concentrazione” costituisce la base fondamentale per prendere le decisioni adeguate in un gioco rapido qual è la pallacanestro.

 

Correre – Osservare – Valutare – Fischiare

La concentrazione può essere definita come “la capacità di mettere a fuoco gli stimoli ambientali e di mantenere quel “focusing” per tutto l’arco della gara”. Nel gioco della pallacanestro, gli stimoli sono numerosi e in continuo cambiamento. Durante il gioco ogni arbitro ha delle responsabilità primarie in particolari zone del campo e dei giocatori dette competenze. Devono prestare attenzione a ciò che i giocatori fanno e cercare di anticipare lo svolgimento delle azioni future. Stimoli non pertinenti al gioco concorrono a perdere la concentrazione, vanno inclusi tra questi, il rumore di una folla non amichevole, le proteste degli atleti o degli allenatori, pensieri riguardanti l’andamento del gioco, da un fischio mancato in precedenza, o dal timore di fare un errore. È importante mantenere la propria mente libera dai pensieri così detti “distrattori”, e ricordarsi che la concentrazione è legata molto alla motivazione. Ed è importante affrontare la motivazione con cui un arbitro deve svolgere il proprio ruolo, perché non è difficile cadere nel tranello della “noia”, nemico potente della concentrazione. Soprattutto nelle gare con il risultato che sembra scontato, tuttavia gli arbitri hanno il dovere di mostrare la loro professionalità anche in quelle situazioni e considerare quelle gare come sfide ulteriori nell’aumentare sia l’interesse sia la concentrazione. Si deve ignorare la mancanza di qualità del gioco e lavorare in maniera più dura del solito per provare a fare una “gara perfetta”. Dall’altro lato invece ci possiamo trovare di fronte a partite o eventi sportivi di notevole importanza, che valgono una stagione in cui non c’è bisogno di ulteriori motivazioni da cercare oltre a quelle offerte dalla gara stessa. Ed in queste situazioni si presenta un altro nemico molto potente contro la concentrazione dell’arbitro: ”l’ansia”, proveniente da diversi timori. A questo punto è necessaria una elaborazione completa e minuziosa degli input ambientali e valutare quanto è alto il livello di ansia. Un livello elevato limita l’attenzione e solitamente la interiorizza, prestando così troppo l’attenzione alle proprie preoccupazioni. Nessuno è immune ad un certo grado di ansia nelle situazioni importanti, anche perché un certo livello di stress è necessario perché ci mantiene attivati, l’importante è essere “consapevoli” di quando l’ansia sta raggiungendo un livello indesiderato e la concentrazione ne è influenzata. L’arbitro come tutti gli atleti deve essere consapevole dei propri pensieri. Se questi non sono focalizzati sulle azioni di gioco, ma su pensieri estranei, significa che qualcosa non va ed è necessario porvi rimedio. Tutto questo richiede allenamento; un certa padronanza delle tecniche di rilassamento è obbligatorio, coadiuvato da un programma di mental training, imagery, self talk.

 

Piano Operativo

Da un punto di vista operativo, il lavoro sugli arbitri si divide in due parti, come accennato nell’introduzione. Una parte sulla “preparazione mentale” dei direttori di gara, ed una invece volta all’educazione e alla accettazione dei ruoli, fatta per le società sportive e per i genitori, degli atleti e degli arbitri.

  Arbitri

Il programma per il lavoro sugli arbitri deve essere organizzato dallo Psicologo dello Sport, con la collaborazione del settore tecnico della Federazione Italiana Pallacanestro di pertinenza, ovvero il C.I.A. (Comitato Italiano Arbitri) e gli Istruttori Arbitri e Miniarbitri provinciali e regionale. Il periodo “off-season” o il pre-season sono i momenti migliori ottimali per iniziare un programma di preparazione mentale, poiché abbiamo a disposizione una maggior quantità di tempo ed una minor pressione per quanto riguarda i risultati. Durante i ritiri precampionato, si procede ad uno screaning psicodiagnostico utilizzando interviste strutturate, schede di valutazione, questionari, in modo da ottenere un profilo di personalità dell’arbitro, sotto gli aspetti cognitivo, emotivo ed esperienziale, i suoi bisogni e le aspirazioni; individuare gli skills mentali, il grado di ottenere e mantenere la concentrazione, i punti di forza e le aree da migliorare, la consapevolezza di sé, se vengono già utilizzate strategie mentali, e cominciare già a poter indicare degli obiettivi e sott’obiettivi da raggiungere nell’arco della stagione sportiva. Si passa poi all’attuazione di un programma di allenamento psicologico. Tutto accompagnato da un programma di preparazione tecnico – atletica che abitualmente svolgono in maniera periodica.

Una volta cominciato il campionato si procede con la programmazione di incontri a scadenza bimestrale (dato l’elevato numero di gare svolte i media dagli arbitri), nei qualisi procede alla richiesta di feedback, per poter valutare se ci sono stati “cambiamenti”, dove e come. In questi incontri si fa inoltre insieme agli istruttori arbitri, un lavoro molto importante di osservazione di videotape, delle gare da essi arbitrate, in maniera da avere sia un riscontro tecnico, sia un riscontro psicologico, aumentando la consapevolezza di sé stessi, quando si rivedono dall’esterno, oltre alla valutazione del raggiungimento o meno dei sott’obiettivi posti in precedenza. Questo lavoro punta inoltre a rendere “automatici” certi meccanismi, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione, infatti una volta automatizzati questi meccanismi, e imparati alla perfezione, a lungo andare si trasforma in una fonte di selfconfidence. Per un arbitro impiegare in maniera

regolare alcuni minuti del suo tempo per sviluppare e potenziare le proprie abilità mentali è doveroso se aspira a diventare di “qualità” superiore. Stesso lavoro di feedback e automatizzazione viene svolto a fine stagione.

 Società sportive e Genitori

Per quanto riguarda il lavoro da fare con le società, lo psicologo dello sport, insieme all’istruttore arbitri, all’istruttore Allenatori, coadiuvati dagli organi federali, presenta in due incontri (con la possibilità di incrementarli, se richiesti dalle società stesse) quali sono i “ruoli” nello sport della Pallacanestro, alle società limitrofe, in maniera da educare i componenti delle società, a partire dai giocatori fino ad arrivare ai dirigenti ed ai genitori, al rispetto dei ruoli. Il rapporto tra Arbitri e addetti ai lavori può e deve migliorare proprio rendendo possibile che ognuno conosca e comprenda nel profondo il ruolo dell’altro, rispettandolo. Il reciproco rispetto porta apprezzamento e collaborazione fattiva. La collaborazione è una relazione a due vie e deve essere basata sul rispetto reciproco ed un comportamento normale. Si tratta di fare un lavoro di interazione tra i vari settori tecnici e le società ricordando che “niente è più importante del gioco”, ma questo è vero se ognuno svolge il proprio, nella maniera migliore possibile. La gente non fa quasi caso all’arbitro, e quando lo “acclama” è per contestare le sue decisioni, quasi mai per applaudirlo. Intervenendo con le società c’è la possibilità di arrivare in qualche maniera direttamente anche alle famiglie, che sappiamo bene sono tra i tifosi più accaniti e quelli che più di tutti creano malumori agli arbitri.

 

Bibliografia

Muzio M., Crosta D., “Sport: Flow e prestazione eccellente. Dai modelli teorici all’applicazione sul campo”, a cura di Marisa Muzio; ed. Franco Angeli, 2004

Deshaies P., “Mental Preparation: a key to success in Officiating” , FIBA Assist Magazine (pagg 40-43), 04-2003

Weinberg B., Richardson P., “Psychology of Officiating”. Mattox J.R.II., “Increasing basketball officials’ competence in managing confrontations and officiating”, Industrial Organizational and Applied Psychology, The University of Memphis.

Giovannini D., Savoia L., “Psicologia dello Sport”, Carocci Editore, 2002 F.I.P. (Federazione Italiana Pallacanestro), “Arbitro nel gioco”, Febbraio 2006 N.A.S.O., “Successfull Sports Officiating”.

Biondi S., “Per la formazione dell’arbitro sportivo”, Tesi di Laurea, Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi di Bologna, 2001 Psicosport, Dispense e materiale cartaceo, master 2006.

APPENDICE A

Esercizi di ALLENAMENTO MENTALE

Imparare a guidare l’attenzione:

Siediti o sdraiati in posizione comoda, respira e rilassati. Ora presta attenzione a ciò che senti cerca di identificare ogni singolo suono, dopo ascoltali nel loro complesso senza identificarli singolarmente. Ora presta attenzione alle sensazioni che provengono dal tuo corpo, il contatto con la sedia, il ritmo del tuo respiro, la contrazione o il rilassamento dei muscoli, cerca di identificarle tutte singolarmente e poi tutte insieme. Poi pensa ai tuoi pensieri e alle tue emozioni, lasciale scorrere dentro di te, non forzarti a pensare qualcosa di particolare, ripeti il processo sui singoli pensieri e sull’insieme. Infine metti un oggetto davanti a te, cerca di guardare oltre cercando di percepire con la visione periferica quante più cose ci sono nell’ambiente in cui ti trovi(senza fissare niente di particolare). Poi focalizza l’oggetto davanti a te fino a che è l’unico che vedi, mantieni il focus per un po’ e lentamente espandi la vista all’intera stanza, come la lente di uno zoom procedi con calma avanti e indietro.

 

Imparare a mantenere il Focus:

Trova un posto tranquillo senza distrazioni, scegli un oggetto da osservare, tienilo in mano, esaminalo nei dettagli: forma, materiale, colore, peso. Se i tuoi pensieri ti portano lontano dall’oggetto riportali indietro. Registra quanto tempo riesci a stare focalizzato sull’oggetto.

Una volta che sei riuscito a stare focalizzato per almeno 5 minuti, riprova in presenza di qualcosa che ti possa distrarre (TV, musica, movimento esterno) valuta quanto riesci a mantenere il focus nonostante le distrazioni.

 

IMAGERY

“Imagery” o “visualizzazione” sono tecniche usate da molti atleti per migliorare gli automatismi durante le prestazioni. Ciò è fondamentale anche nell’arbitraggio. Una “sessione di imagery” non richiede più di 10/15 minuti. Rilassati e svuota la testa, crea le immagini nella tua mente tipo una situazione in cui sei sul campo e stai coprendo una particolare sequenza di gioco, in ottima posizione e stai facendo una grande chiamata, nonostante il chiasso del pubblico e le proteste di qualcuno.

Quando crei questa immagine cerca di coinvolgere tutti i tuoi sensi: vista, udito, tatto, e odorato. Devi rendere la visione più realistica possibile, osservati gestire la situazione nel modo più perfetto possibile, cataloga e archivia le sensazioni fisiche e mentali. Torneranno automaticamente secondo le necessità del momento.

 

APPENDICE “B”

TEST di Weinberg e Richardson

ABILITÀ NEL MANTENERE LA CONCENTRAZIONE Le seguenti domande si riferiscono alla vostra capacità di concentrazione durante l’arbitraggio. Non ci sono giuste o risposte errate. Scrivere il numero che vi descrive meglio per ogni dichiarazione.

1 = quasi mai – 2 = raramente – 3 = a volte – 4 = frequentemente – 5 = quasi sempre

1.Se perdo una chiamata, ho difficoltà a lasciarla fuori dalla mia mente.

2.Quando arbitro sto bene, analizzo rapidamente cosa sta accadendo nella gara.

3.Per me è facile impedire ai pensieri irrilevanti di entrare nella mia mente quando arbitro.

4.Riesco bene ad escludere il rumore degli spettatori e focalizzarmi sull’azione.

5.Mentre arbitro, mi confondo quando diverse cose accadono repentinamente.

6.Quando arbitro, mi ritrovo distratto dai miei pensieri personali.

7.Riesco bene ad analizzare che cosa devo mettere a fuoco durante un’azione.

8. Quando arbitro, metto a fuoco il momento e non penso a cosa è accaduto o a cosa potrebbe accadere.

9.Riesco a mantenere la mia concentrazione, persino durante i contrasti con gli allenatori ed i giocatori.

10. Riesco bene ad analizzare cosa devo fare prima di iniziare un’ incarico arbitrale.

11. Quando arbitro, riesco a focalizzarmi sul mio incarico e a dimenticare tutti gli altri miei problemi.

12. Quando arbitro, riesco a mantenere la mia concentrazione, anche quando sono ansioso.

13. Quando arbitro, riesco a mantenere la mia concentrazione, anche quando il mio collega non sta facendo 1.un buon lavoro.

14. Quando arbitro, non ho difficoltà a rimanere focalizzato sull’azione per tutto l’arco della gara.

15. Dopo un break nell’azione, ho difficoltà a riguadagnare la mia concentrazione.

Scoring:

Per tutti gli items tranne 1, 5, 6 e 15, i segni 1, 2, 3, 4, o 5 secondo il numero che avete scritto. Per gli items 1, 5, 6 e 15, si inverte il punteggio che avete scritto: 1 = 5; 2 = 4; 3 = 3; 4 = 2; 5 = 1 Sommare tutti i punti.

Il punteggio più alto è 75 ed il più basso è 15.