Anna Emanuela Tangolo

Luglio 2004

Riflessioni sulle dinamiche di gruppi in formazione e crescita

Il gruppo e le sue dinamiche

La facilitazione sociale e il danneggiamento sociale. Le persone sono influenzate dalle altre persone per molte ragioni. Una serie di studi su questo argomento ha condotto alla teoria della facilitazione sociale. Secondo questi studi solo l’esecuzione di comportamenti semplici, automatici, appresi alla perfezione, viene facilitata dalla presenza di un pubblico; ogni attività appena un po’ più complessa del correre, copiare un testo, o avvolgere una lenza da pesca, viene danneggiata. Inoltre, in alcuni casi, le altre persone sembrano avere questo effetto anche quando non guardano ma sono presenti solo fisicamente. È stata perciò formulata l’ipotesi che le altre persone abbiano un effetto “energetico” che ci attiva e ci motiva a eseguire più velocemente i compiti più semplici, ma che, nel caso di compiti più complessi, risulta controproducente, così che a volte ci troviamo totalmente incapaci di fare qualcosa perché stiamo cercando troppo intensamente di farla. Una spiegazione un po’ differente è che gli organismi abbiano appreso che la presenza di altre persone può avere delle conseguenze negative. Quando veniamo osservati da un pubblico, il pubblico può misurare le nostre prestazioni.

 

La formazione dei gruppi

Spesso le persone formano un gruppo per svolgere una funzione: le squadre di pallacanestro, i gruppi di studio e i comitati elettorali si riuniscono per giocare a pallacanestro, studiare, eleggere un candidato. Spesso i gruppi hanno la tendenza ad essere ostili ai gruppi con i quali entrano, per un verso o per l’altro, in competizione.

Tra tutti i fattori che influenzano il comportamento individuale, le influenze sociali appaiono le più significative e quelle di maggiore portata. Anche fattori come le abitudini, gli atteggiamenti, i valori, ai quali attribuiamo un’origine interna, possono spesso risalire a qualche gruppo di riferimento o a certe adesioni o identificazioni relative al gruppo personale dell’individuo.

 

I gruppi e il legame di simpatia

L’affiliazione, l’attaccamento e l’attrazione tra individui sono meccanismi significativi di integrazione perché mantengono la vicinanza fisica. Questi legami di natura emotiva assumono un’importanza fondamentale nel mantenere uniti i membri di un gruppo. L’integrità e la permanenza del gruppo non richiedono che ogni membro abbia dei rapporti affettivi con tutti gli altri membri ma che ognuno sia legato almeno ad un altro.

L’attrazione concerne il raggiungimento della vicinanza, cioè induce a dirigere l’attenzione sulle proprietà dell’oggetto e sulla sua capacità di evocare un comportamento di avvicinamento. Attaccamento e affiliazione sono termini che implicano il mantenimento della vicinanza. Attaccamento è un termine generale e si riferisce ai tentativi di mantenersi vicini ad ogni tipo di oggetti siano essi animati o inanimati. L’affiliazione concerne soltanto l’attaccamento reciproco degli individui e implica delle preferenze differenziali tra individui. Ciò significa che se A nutre dei sentimenti positivi nei confronti di B, C e D, vi sono inevitabilmente individui, X, Y e Z nei confronti dei quali A non nutre tali sentimenti.

L’affiliazione e l’attaccamento reciproco sono le forze fondamentali che promuovono la stabilità del gruppo. La vicinanza e la somiglianza sono requisiti fondamentali dell’attaccamento. Le persone o gli oggetti che circondano un individuo hanno maggiori probabilità improntarlo rispetto

2a quelli di un altro quartiere. Una delle ragioni invece per la quale tendiamo ad avere simpatia per le persone simili a noi è che queste confermano e rinforzano i nostri valori e le nostre opinioni.

 

L’influenza dei gruppi

La psicologia sociale si è sempre occupata di come il comportamento di una persona sia influenzato da altre persone. A volte gli altri possono indurci a fare delle cose che altrimenti non avremmo mai fatto, altre volte resistiamo alla loro influenza, magari inducendo un’innovazione adottata poi dal gruppo.

L’imitazione L’imitazione consiste nell’assunzione da parte di un individuo del comportamento di un altro individuo. La sua importanza è particolarmente evidente nell’acquisizione delle risposte che proteggono l’individuo da un danno. Se una persona, imitando un altro individuo, può imparare che alcuni luoghi dell’ambiente circostante sono pericolosi, che alcune sostanze sono nocive, o che certe azioni causano disastri, può evitare di causare parecchi danni a se stesso o agli altri. L’efficacia del processo imitativo è illustrata in maniera più evidente nell’apprendimento sostitutivo. L’apprendimento sostitutivo ha luogo soprattutto in situazioni in cui sarebbe inefficace o pericoloso per chi apprende dover fare diversi tentativi fino a individuare la giusta sequenza comportamentale. Ad esempio il chirurgo impara ad eseguire le operazioni osservando altri chirurghi esperti ed eseguendo le operazioni sotto la direzione attenta di un osservatore, evitando così di procurare danni al paziente. La capacità di apprendere, grazie all’esperienza di un singolo, rende un gruppo più efficiente.

Il conformismo Il conformismo differisce dall’imitazione in quanto ha un carattere quasi universale per i membri di una comunità. Il conformismo differisce anche dalla comune imitazione perché la comunità generalmente condivide il fatto che il comportamento individuale sia auspicabile, necessario o moralmente giustificato – o esattamente il contrario. Le sanzioni e le pressioni sociali sono le forze che obbligano le persone che se ne allontanano a rientrare nella norma sociale. Nell’imitare qualcuno ci si conforma a qualcosa. Quel qualcosa è una norma sociale che comprende l’uniformità comportamentale, le aspettative sociali che riguardano quel comportamento e i metodi sociali di controllo su di esso. L’obbedienza è una forma di conformismo. L’autorità di coloro che detengono il potere rappresenta la norma sociale. L’obbedienza consiste nell’adesione a controlli sociali quali le sanzioni, le minacce e le promesse di ricompensa. A quali condizioni potrà un individuo disobbedire alle autorità? Sono state individuate 5 forme di potere che individui e gruppi possono esercitare sugli altri. Il potere della coercizione deriva dalla possibilità di infliggere punizioni per costringere un altro a cambiare il proprio comportamento. È un potere di cui dispongono, ad esempio, i genitori e gli stati. Il potere della ricompensa è l’opposto del potere coercitivo. È il potere che deriva dalla possibilità di rinforzare positivamente i comportamenti desiderati. Ancora una volta i genitori hanno un ragguardevole potere di ricompensa, e con loro i datori di lavoro. Il potere legittimo è un potere che deriva dall’avere un particolare ruolo o incarico. Si tratta di un potere conferito da un’autorità “superiore”. Ad esempio, il potere di decidere del destino dell’imputato è conferito ai giudici dal sistema giudiziario dello stato. Il potere dell’esperienza è il potere acquisito da coloro cui gli altri riconoscono particolare perizia in qualcosa. Infine, il potere dell’esemplarità è il potere acquisito in forza dell’ammirazione altrui.

Le decisioni prese dai gruppi Un comportamento di gruppo particolarmente significativo è il processo per il quale i gruppi prendono decisioni. Molte delle più importanti decisioni che influenzano la nostra vita – l’entità e la composizione del bilancio dello stato, l’ammissione all’università o alle scuole di perfezionamento, le scelte produttive e commerciali delle aziende sono prese da gruppi. In che modo le decisioni vengono influenzate dal fatto di essere state prese in gruppo?

Il pensiero di gruppo Sebbene lo spirito di squadra che si sviluppa all’interno di un gruppo possa risultare positivo, alcune ricerche mostrano che la coesione può interferire con un’efficace azione di comando. Sono state identificate una serie di caratteristiche dei processi di pensiero di un gruppo destinato a prendere decisioni sbagliate. Un primo tratto è il senso di invulnerabilità del gruppo. Esso ha una percezione esagerata della propria capacità di controllare gli eventi e tende a ignorare o minimizzare i segnali provenienti dal mondo esterno che indicano che il successo del suo piano è in pericolo. Il gruppo sembra alle prese con alcuni dei meccanismi di difesa attribuiti da Freud agli individui. Per salvare la propria armonia interna e la propria integrità, perde sempre di più il contatto con la realtà.

La polarizzazione nelle decisioni di gruppo È stato dimostrato che, all’interno del gruppo, le decisioni prese singolarmente e poi in gruppo tendono ad essere più rischiose. Ulteriori ricerche hanno invece scoperto che i gruppi tendono a spostarsi verso posizioni conservatrici piuttosto che verso il rischio. Entrambi questi effetti possono essere considerati delle manifestazioni specifiche di un più generale effetto di polarizzazione di gruppo. La discussione di gruppo tende a estremizzare in una direzione o nell’altra la decisione media dei membri del gruppo.

L’aggressività negli esseri umani L’aggressività è un fatto inevitabile della nostra vita. Tra gli esseri umani l’aggressività può assumere molte forme, dagli insulti verbali e dalle offese personali all’omicidio e alle molte guerre che hanno segnato la storia umana.

Teorie dell’aggressività basate sull’istinto Come mai l’aggressività è così comune? Cosa spinge una persona a voler danneggiare un’altra persona? La diffusione e la persistenza della violenza nella storia umana hanno indotto molti (ad esempio Freud) a postulare negli esseri umani un istinto aggressivo. L’osservazione naturalistica di un certo numero di specie animali ha indotto l’etologo Konrad Lorenz ad affermare che l’istinto aggressivo è un prodotto naturale dell’evoluzione nella quale chi è forte e spietato tende ad eliminare chi è debole e passivo. Secondo Lorenz ciò accade per diverse ragioni. Per prima cosa, un animale maschio che ricorre ad atti aggressivi per dominare gli altri maschi della stessa specie avrà l’opportunità di fecondare un numero maggiore di femmine. Ciò fa aumentare il numero di individui che, nelle generazioni successive, possiedono i geni dell’aggressività. In secondo luogo, tra gli animali carnivori che si cibano di animali di altre specie, l’aggressività ha un ovvio valore di sopravvivenza e perciò dà un vantaggio evolutivo.

La teoria della frustrazione-aggressività Secondo l’ipotesi della frustrazione-aggressività la frustrazione (l’essere ostacolati nel raggiungimento di uno scopo) porta sempre all’aggressività, e questa è sempre il risultato della frustrazione. È chiaro che non è sempre così, la frustrazione non porta sempre all’aggressività; a volte può causare depressione o apatia. Allo stesso modo l’aggressività non sempre è il risultato della frustrazione; ad esempio, i soldati si impegnano in atti aggressivi quando viene ordinato loro di farlo. Ben più fondata è una forma più attenuata dell’ipotesi, e cioè che la frustrazione tende, in certe circostanze, ad aumentare la probabilità di un’aggressione.

Le condizioni che favoriscono l’aggressività Leonard Berkowitz ha proposto una teoria a due stadi dell’aggressività: la frustrazione genera la risposta emotiva della collera e la collera crea una disponibilità a compiere atti aggressivi, ma questi atti non hanno luogo a meno che non siano presenti degli “indici” che rimandano ad azioni aggressive, come armi o guantoni da pugilato, o programmi televisivi o video-giochi basati su scene di violenza. Gli indici possono dunque servire a scatenare azioni aggressive che altrimenti non si scatenerebbero.